The Canary Tweet

EHI, MA RILASSATI!

DSC_9955

Guarda, dammi retta, se ti prende così male solo perché la conversazione è caduta su Facebook, lasciamo perdere. Siamo in palestra, nemmeno so come ti chiami, non vedo perché tu debba scaldarti tanto. Ti sei messo a chiacchierare e non discuto su questo, anzi, è un punto a tuo favore. Ma dopo pochi minuti mi sono ritrovata ad ascoltarti mentre mi raccontavi cose di te che, francamente, non ricordo nemmeno tanto erano banalmente noiose, eppure mi sono detta “Via, non fare la solita stronza che si fida della prima impressione. Dagli una possibilità, cavolo! Potresti scoprire la fallibilità del tuo istinto”… il mio istinto aveva ragione, maledetta me!

Ti ho dato pure corda… vai al mare in mezzo alla settimana e la cosa mi dà sui nervi perché io sono a lavoro, mi racconti mezza vita mentre prolungo la mia permanenza sulla cyclette per ascoltare discorsi con coinvolgimento zero, ma mi forzo, mi ripeto come un mantra che non si può mai sapere… Parli per venti minuti senza lasciarmi  spazio nel tuo monologo e non ti curi di sapere niente di me. E poi te ne esci con quella frase “Ah, nooo… Io non ho Facebook… ci mancherebbe altro. Lo odio, come detesto tutte quelle cose simili. Io sono per la conversazione faccia a faccia”. Ok, fin qui ti posso anche apprezzare. Ma che poi il tutto si trasformi in un’arringa anti-progressista, questo no! Soprattutto quando mi dici che se io ho Facebook significa che Facebook mi rappresenta. Sei di fuori o cosa? Mi conosci da 35 secondi e già pensi di poter emettere una sentenza su chi sono e su cosa mi può rappresentare? E hai anche da ridire sul fatto che ho con me il lettore mp3: le cuffiette annientano la conversazione, dici. Ah sì? Ma dai! Magari non ti ho detto, per gentilezza, che le cuffiette le metto e tolgo a mio piacimento e che, nel tuo caso, avrei fatto sicuramente bene a tenermele e ad alzare il volume. Ma sono una persona educata e cerco di arginare il fiotto di acido che già comincia a corrodere la mia trachea. Provo a dirti la mia. Niente, non si sfonda. Sei un muro di cemento armato. Sei flessibile come una lastra di granito. Hai una prospettiva lunga quanto le gambe di un hobbit. E mentre ti spiego la mia idea, te ne esci dicendo che mi sto giustificando. No guarda, forse non ci siamo capiti: non mi sto giustificando, sto enucleando un concetto, il mio, che non è fatto di una presa di posizione preistorica tipo la tua, ma magari è solo un punto di vista. Uso Facebook, sì, certo, lo uso perché è una cosa, ha un fine ludico ( se ti sfugge il significato cercatelo sul dizionario), rappresenta un’evoluzione sociale che si è infiltrata in ogni ambito. Anche tu, che tanto lo snobbi, sai esattamente come funziona. Il mondo si sta trasformando e visto che io ci vivo nel mondo, mi interessa sapere in che modo cambia. Non ti piace Facebook? Non è un obbligo. Ma da qui a giudicare le persone in base a questo ce ne passa. Devo dirtelo: sei noioso. Se, invece di mettere tanta energia per dimostrarmi che uomo tutto d’un pezzo sei, ti fossi impegnato un pochino a capire chi avevi davanti, forse avresti scoperto che sono una donna che scrive ancora lettere d’amore, che crede nei rapporti umani fatti di parole pronunciate e abbracci dati veramente, che ho delle idee che possono cambiare se capisco che sono sbagliate, che posso commuovermi davanti a qualunque cosa mi susciti un’emozione. E tanto altro di più. Ma non hai tempo per questo: ti interessa far colpo, devi assolutamente dimostrarmi qualcosa. Perché non ti rilassi? Colpo lo hai fatto, nel senso che mi hai infastidito quanto una martellata sulle dita.

Citando Jane Austen, posso dirti che avrei perdonato il tuo orgoglio se non avesse offeso il mio. Ma tu non sei Mr. Darcy: no, decisamente non lo sei. Al limite sei un povero Mr. Collins, “appena passabile”.

Ah, sai una cosa? Io ho un blog. No, tranquillo, non è contagioso.

Cambio sala e mi dimentico che esisti. Scusa, ma credo che Mr. Darcy sia appena arrivato.

Arianna