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L’AMORE – almeno nelle intenzioni (Special Guest: un amico pennuto)

ARTICOLO BLOG

Sognare ad occhi aperti. Si può. Anzi, si deve. Ho ripreso a sognare dopo quasi 2 anni. Per qualcuno un tempo breve, irrilevante. Per me un’eternità. E pensare che mi stavo quasi rassegnando, forse non del tutto, all’idea di essere diventato emotivamente sterile. Credevo di non riuscire più ad immaginarmi un futuro sereno, o almeno come lo avevo sempre pensato. Non intendo dire che ciò che vivevo non mi piacesse, ma solo che mi stavo adattando all’idea della solitudine sentimentale. Non c’è niente di male in questo, intendiamoci, ma ho sempre creduto che non fosse per me.
Sono cresciuto in una famiglia unita (molto di più di quel che a volte agli occhi degli altri può sembrare) e decisamente molto numerosa. E questo “modello” di vita, forse perché è l’unico che conosco e che ho vissuto direttamente, mi è sempre piaciuto e nella mia immaginazione ho sempre desiderato riproporlo per me. Sono sempre stato un passionale, un irrazionale per tutto ciò che riguarda le emozioni,  ed ho sempre creduto nell’irruenza emotiva. La cosiddetta epidermide, la sensazione a pelle, quella che qualcuno molto più maturo di me, (a volte ironicamente) potrebbe chiamare emotività adolescenziale, ha sempre avuto la meglio sulle mie scelte ed ha sempre fatto da padrona. Per questo non mi sono mai rassegnato a vivere storie cosiddette “normali” che, per certi versi, potevano sembrare adatte a me e nelle quali apparentemente non mancava niente ma che, in realtà, dal mio punto di vista, erano prive della cosa più importante: l’irrazionale spinta emotiva che ti fa sentire qualcosa (decisamente non banale) in più rispetto al semplice “sì, è una brava ragazza, bella, intelligente, tranquilla, ti vuole bene, ecc. ecc.

Questo è quello che mi sono sentito dire nelle ultime storie che ho vissuto quando, solitamente dopo pochissimo tempo, pur trovandomi apparentemente bene, decidevo di mandare tutto all’aria proprio per via della mancanza di quella sensazione.

E ora che ho trovato una persona (certo bella, anzi bellissima, intelligente, ironica, auto-ironica e altre mille qualità che la rendono adorabile) con cui riesco a risentire quella chimica di cui ho sempre cercato di nutrirmi, sono contento di non essermi accontentato prima (e scusate la ripetizione).

Non so dove tutto questo mi porterà visto che le sensazioni e le forti emozioni non sempre hanno un lieto fine, come la mia storia personale mi ha insegnato. Errare è umano, perseverare diabolico, mi suggerirebbe qualcuno. Ma non importa. Ho deciso di perseverare. Perché quello che sto provando ora è la mia linfa vitale. Il miglior nettare di cui nutrirsi. Forse, tra mille ragioni, la più bella per cui valga veramente la pena vivere. Chi non ha mai provato tutto questo forse mi scambierà per pazzo. Può darsi che abbia anche ragione. Ma se mai per un momento, per un momento solo, dovesse “scontrarsi” con quello che intendo, dovesse vivere quelle sensazioni, capirebbe cosa intendo e sono certo che si ricrederebbe.

Scusatemi lo sfogo ma, se è vero che excusatio non petita, accusatio manifesta, è altrettanto vero che ho messo le mani avanti sin da subito sulla mia irrazionalità strabordante.

Sono convinto che non bisogna credere a chi si sente un super-uomo, a chi urla “ah per carità non voglio sentir parlare d’amore”, a chi sostiene di non avere l’esigenza, seppur recondita, di provare tutto questo: mente, per primo a se stesso, magari non sapendo di mentire, ma mente. Dal mio punto di vista non potrebbe essere diversamente.

In fondo, per fortuna, nessuno si salva da solo (almeno nelle intenzioni).

Alessandro

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