The Canary Tweet

LE PAROLE CHE DEVO ANCORA DIRE – by Carolina

Ogni città ha i suoi segreti, i suoi preziosissimi angoli di Paradiso che spesso sono i negozietti della nostra infanzia. Questi posti, questi ritagli della nostra esistenza, sono quelli più a rischio di scomparire perché  più risentono non solo della crisi economica, ma anche e soprattutto dell’abbandono di chi li ha riempiti fino ad oggi, di chi si è soffermato a guardare le vetrine ed a parlare con il proprietario, non limitandosi all’acquisto rapido ed efficace. Questi commercianti, veri artigiani che hanno arredato la nostra vita fin da quando, piccoli, ci recavamo lì per mano alla mamma/nonna, stanno soffrendo il nostro abbandono, il nostro allontanarci sempre di più dalle nostre radici. Scrivo questo perché ieri mi sono recata in quella che secondo me è una piccola chicca della mia città ( “Il Canterano” a Grosseto) ad  acquistare il regalo alla bimba della mia migliore amica che a breve si affaccerà alla vita.
Come al solito ho ammirato le tovaglie, le tende, le coperte, il tripudio di tessuti e colori in divenire, nessuno dei quali completato, ma che aspettano il loro acquirente che li personalizzerà, per entrare a far parte della sua vita. Sono affascinata da questi oggetti che non sono solo puro artigianato, ma che non restano anonimi, si fanno completare da chi li acquista. Il bello di questo negozio è l’interazione tra negoziante ed acquirente, è lo scambio di idee ed informazioni che vengono fuori, è la CONDIVISIONE con uno sconosciuto ( che alla fine sconosciuto non lo è più) di eventi felici, e non solo, della propria vita, è la fiducia nel raccontare e raccontarsi, una vera rarità al giorno d’oggi con i tempi sempre più ristretti ed i problemi come pensieri fissi. Ebbene quando mi sono recata in negozio ed ho spiegato alla signora che cercavo un regalo speciale per questa nascita ed insieme abbiamo ragionato e studiato fino a trovare quello che cercavo, ci siamo soffermate poi sul  desiderio futuro di acquistare delle tende per la mia casa che ancora casa del tutto non è. Ho narrato questo piccolo appartamento come lo vedono i miei occhi, con i suoi soffitti alti e la parete in soggiorno tonda, con i tetti delle case a fare da cornice al balcone e la signora ha compreso cosa rappresentassero per me queste 4 mura, il mio affacciarmi alla vita adulta, autonoma, ma anche felice e mi ha consigliato i colori che possono meglio esprimere le mie sensazioni. Quando poi le ho detto che con calma le avrei portato le misure per un preventivo lei mi ha consigliato di non aspettare troppo perché non sanno che fine faranno da qui a qualche mese. Mi sono sentita male per loro, ma anche per me, e non solo perché perderei un posto che per me è una garanzia di qualità, ma anche perché se ne andrebbero parte dei miei ricordi legati ad eventi felici in cui mi sono recata da loro a cercare l’oggetto perfetto. Mi sono sentita disorientata, così come spesso mi sento quando cammino nel centro della mia amata città e non riconosco più i luoghi della mia crescita. I negozi non rappresentano solamente il lato materiale della vita di una persona, ma anche quello affettivo, le tappe fisse che ripeti ogni anno e che servono ad orientarti nel passaggio alla vita adulta e poi alla vecchiaia. Servono a ricordare chi c’era ed ora non c’è più, servono a non sentirsi estranei nella propria città ed ad aprirti un po’ di più allo sconosciuto. Ogni tanto amo chiudere gli occhi e camminare nei luoghi della mia infanzia, toccare di nuovo gli oggetti che ne hanno fatto parte, ma il ricordo non mi basta e per i posti che ancora esistono amo tornarci di persona e ricordare con questi commercianti i tempi passati, quelli dei mie nonni dove ci si chiamava per nome ed andare a comprare dei bottoni significava perdere un ora della giornata raccontandosi con il negoziante. Così sogno il mio futuro, che a Grosseto, quando vado a comprare i pane, compri anche le parole che arricchiranno la mia giornata!

Carolina